Spazi vitali

Swewa Schneider

Come sono fortunata.

Niente grattacielo, città.

Tre balconi una grande porzione di cielo.

In lontananza vedo anche tutta la pianura.

Si vedo anche gi amici di Milano Sesto son i suoi palazzoni ….quando il cielo è terso.

Ma non basta.

Così un cantuccio di mondo mi sono ritagliata in casa.

Svuotando svuotando

In vista del trasloco svuotando la casa si è creato un

rettangolo,

Lungo 180 cm

largo 130 cm

come quando ti sdrai nel prato per vedere il cielo

spazio vitale

un tappeto di bamboo

un letto senza materasso

una bara senza coperchio.

Le pareti bianche già tolte dai loro quadretti.

6 chiodini sporgenti.

-Per un’ora non entrate nella stanza!, avverto Fabio e Thomas.

Ho provato questi profondi rilassamenti

come se fossero una cosa proibita,

con un pò di paura adrenalina

come se volessi provare una nuova droga. Qualcosa di forte.

Doktor Guido Ludwig

lo ho trovato su youtube

Doktor Guido Ludwig

rilassamenti, viaggi astrali, Trance, Hypnose.

Ipnosi per rilassarti fortemente…………………Fatta

Ipnosi per credere in se stessi…………………..Fatta

Ipnosi per rafforzare il sistema immunutario….., che di questi tempi………..Fatta

Ipnosi per l‘autoguarigone……, che se mi ammalo……………..Fatta

Ipnosi per sogni lucidi…………………………..Fatta

Ipnosi per avverare i desideri………………….Fatta

Ipnosi per togliere pensieri negativi …, quando ci sono ….son brutti………..Fatta

Ipnosi per ravvivare la propria sessualità……..adesso no…. La prossima volta

Ipnosi per L‘amore divino……………………….Fatta

Ipnosi per incontrare il proprio angelo custode………………Fatta

Guardare fuori dalla finestra non basta.

Non basta no!

Manca un pezzo! Manca sempre un pezzo!

Comunità….non ho nessun contatto.

Solo con la bibliotecaria e la coordinatrice dello spazio gioco.

Mi viene in mente però con la parola comunità mio nipote Gerog. Che ora è a Rho.

Si affaccia mia sorella alla finestra per darmi i farmaci e le sigarette per mia mamma. Mi sorella la vedo stanca. Ha il viso gonfio.

-Come va?.

Non ce la faccio più, mi sembra di impazzire. Se va avanti così mi impicco. Quando esco di casa per fare la spesa, ormai non mi oriento più….ho le vertigini!“

E penso a lei, col compagno e con quattro figli maschi, le lezioni online, le linee che saltano, i figli in adolescenza e pre-adolescenza.

-Cosa posso fare per te?

Niente.“

– Vuoi che ti porto via un figlio?

No, no figurati. Grazie.“

Poi penso che di figli a casa ne ha solo tre. Il quarto, primogenito Georg è in comunità a Rho. Era con noi a zappare la terra dell’orto quando mia sorella mi ha chiamato a fine febbraio per dirmi “Lo devo portare in comunità, anche se la scuola è chiusa, altrimenti perde l‘anno“.

Da quel giorno lei non lo ha più incontrato. E forse anche per questo è così stanca.

E penso a Georg che mi diceva “Zia che palle la comunità. Non puoi far niente. Mi rompo troppo i coglioni. E poi sono andati via quasi tutti quelli che conoscevo bene.

M. quello che „soffriva“ di dipendenza da videogames è stato trasferito in un‘altra comunità.

Z. è stato reinserito in famiglia.

È rimasto R., quello che si passa sempre il dito indice sulla pancia”.

Che quando l’ho incontrato per la prima volta in comunità ho sussurrato a Georg, -ma che cosa esattamente quel ragazzo? lui mi dice “È il più messo male di tutti, deve seguire le linee dei pavimenti altrimenti da fuori di matto”.

In compenso ne è arrivato uno manesco, che ha mandato a gennaio Georg dritto in ospedale con un pugno in faccia. Georg alto quasi 1.80…

Chissà Georg in comunità come se la vive?

In quelle stanze con le pareti verde acqua un pò scrostate con le luci al neon.

Ogni tanto mi manda le foto di quello che costruisce in falegnameria e di quello che cucinano. Per fortuna ci sono i corridoi lunghi nei quali possono correre e il cortile dove organizzano partite di basket e calcio. Poi la falegnameria, ma mi dice che non vede l’ora di tornare nell’orto per finire il suo lavoro iniziato.

Chissà se scappa anche adesso, come ogni tanto faceva?

Ormai sembra stabile adesso, speriamo che questo isolamento non lo faccia regredire. Ci vuole un attimo .

Poi penso a quel messaggio ricevuto da sua nonna in Germania. Quei messaggi da numeri sconosciuti che ogni volta blocco perchè „non devo rispondere, non devo dire dove è Georg!“ Il messaggio diceva: „Il dolore è così grande nel non poter fare gli auguri a mio nipote, che oggi diventa maggiorenne!“. Messaggio cancellato, numero bloccato. Poi i primi di marzo da null’altro numero tedesco:“Stiamo vedendo le cose terribili che succedono a Bergamo. Vi pensiamo spesso e speriamo stiate bene!“

Dopo una serie di camminate dal fornello alla finestra del balcone, un accenno di pianto che ho rimbalzato indietro…ho iniziato a scriverle: „Grazie di cuore Christiane. Noi stiamo tutti bene, anche se qui la situazione è preoccupante. Ti prometto che ti saluto Georg Niklas e Jacob.“. Quella promessa non la ho ancora mantenuta. Che se dico adesso a mia sorella che ha scritto la nonna dalla Germania si preoccupa, che se saluto i miei nipoti da parte sua…magari chissà cosa smuovo…e poi Georg…adesso no…non è il momento giusto. E rompo il suo precario equilibrio… Ma quella promessa per ora è posata come una pietra in fondo a quell‘organo a forma di imbuto.

Le Rsa e i diurni sono chiusi.

La domenica è il giorno che dedico a mia madre.

Dal lunedì al sabato va Debora, una ragazza che ormai mia madre visto il suo innalzamento di acidità chiama Terrona, visto che viene da Lecce.

Ormai ho i miei riti fissi. La domenica, il mio giorno “d’aria”, suono il campanello mi faccio mandare giù il cane, nel giardinetto che c’è sotto il condominio, mentre Inka fa i suoi bisogni, raccolgo i non ti scordar e i fiori di tarassaco. In casa le sistemo i fiori, tiro su lo schifo del cane, tiro su le tapparelle: faccio entrare aria, luce…che in genere mia madre la porto fuori…Tutto, ma non in casa….

Pranziamo insieme. Io seduta al tavolo. Lei seduta su quel divano, dove ormai fa tutto…guarda la tv, mangia e dorme.

Mi madre da quando è chiusa in casa è ancora più acida e insopportabile. È riuscita anche comprare l‘ennesima stronzata alla televendita.

Poi io sono nervosa in quella casa.

Quando poi mi dice…“non mi piace quella foto lì…sembrano quelle dei bambini morti“ e la foto alla quale si riferisce è la foto di Thomas appesa ad un chiodo…Io strappo la foto del muro la piego e metto nella borsa e grido: -E‘ Thomas, è Thomas…è vivo non è morto! Ho una reazione esagerata.

Forse perché di giorno va tutto bene e poi di notte invece l‘insonnia mi tiene sveglia. Dalle ore 3.30 sono sveglia. L‘ora del meridiano del fegato, della paura. Con Thomas aggrappato a me e io che leggo il Kindle… Oppure la testa che non si ferma.

Ma tornerò a lavorare? Il mio primo stipendio?

Ma quante volte fanno l’amore gli uomini e le donne adesso che sono a casa? Si inseguono nudi per la casa…o sono imbarazzate dai silenzi che si creano .e come sono le distanze dei corpi.

Thomas tornerà all’asilo, respirerò di nuovo potrò dedicarmi a me. Ma come fanno le casalinghe e coloro che sono solo mamme?

Ore 3.30 sono sveglia. L‘ora del meridiano del fegato, della paura.

Thomas aggrappato a me…che in questo periodo di quarantena è già la terza volta che sogno la sua morte…una volta cade dal tetto di una casa, la seconda vomita sapone e schiuma, la terza è pallido come un cencio soffocato da una coperta gialla… Di giorno va tutto bene, ma poi di notte l‘onirico mi vomita addosso tutto!

Ma di cosa ho paura?

Cosa si muove? Io alla luce del giorno non riesco a vederlo, non riesco nemmeno a piangere, e quando mi viene da piangere mi proibisco di farlo.

Comunque sono da mia madre.

Il diurno è chiuso e mi occupo della sua igiene personale. Visto che da Debora non si fa lavare.

La prima settimana di quarantena: doccia completa. Evviva.

La seconda settimana di quarantena: doccino dalla cinta in giù con di cambio di mutante e pantaloni. Eddai.

La terza settimana di quarantena: solo cambio di mutande e pantaloni.

La quarta settimana di quarantena si rifiuta.

Non posso andare via senza il cambio delle mutande e dell‘assorbente.

– Mamma vieni dai che ci cambiamo.

dito medio.

– Dai mamma solo il bidet niente doccia!

dito medio e „Lavati tu“.

La porto con inganno in bagno e mi piazzo davanti per non farla uscire…la blocco, ma poi il mucchietto di ossa si fa spazio e la lascio passare.

no no no!“

ok respiro. Penso aspetto ancora un pò!

Si risiede sul divano. Chiamo mio fratello chiedo aiuto…niente mia madre lo manda a cagare.

Vedo sul tavolino davanti al divano…un bicchiere di acqua pieno…il mio cervello fa 2+2, non esito un istante.

Prendo il bicchiere e lo verso sui suoi pantaloni.

– Adesso che sono bagnati li cambi.

Imperterrita mi fa il dito medio e dice NO.

Riempio il bicchiere al lavandino e lo riverso sopra i suoi pantaloni…reagisci cazzo reagisci!!!

Mia madre non reagisce, come io nel mio ragionamento avevo previsto.

Mia madre si alza, mette la giacca e gironzola per la casa. Passa davanti ai me…

Penso: „Le taglio i pantaloni e le mutande! Tanto porta i fuseaux, se le taglio i pantaloni le cadranno e dovrà cambiarli“… prendo apro il cassetto della cucina ci sono due forbici. Una da pollo e un’altra più piccola…scelgo la più piccola, mi avvicino a mia madre con le forbici, ma poi un pensiero.

– E se poi mi viene un raptus…e la riempio di coltellate… Allora deposito le forbici…chiamo il mio vicino di casa faccio finta di parlare al telefono con un assistente sociale, giro dietro a mia madre con il telefono in vivavoce…

Mia madre ci manda tutti a cagare.

Non funziona

non funziona

non funziona

e mentre io tento come un cowboy di far cambiare le mutande al vecchio toro incazzato penso…

Ma il Covid?

Ma il Covid 19?

Cosa è?

E‘ un influenza! Vero? Una polmonite…Vero?

A me sembra che sia un enzima, una proteina, che entrata nel tuo corpo brucia le sinapsi che collegano il cuore al cervello.

Perché io mi sento così. Scollegata. Folle. Certe volte.

Che forse è solo la paura che mia madre poi non ci sta più con la testa…che non torni più indietro.

Che lei inizia davvero a vedere le cose che desidera. Lo spazio del suo salotto e lo spazio fuori. Per lei ora niente li divide:

Ieri sono stata a bere il caffè al bar!“ -Mamma ma i bar sono…

Sono andata a Aldi“…va bene mamma.

Che stronzo Jesko, mio figlio è proprio uno stronzo. Ieri lo ho visto qua sotto e non mi ha neanche salutato“.

-Mamma guarda che Jesko è bloccato a Lipsia non può venire in Italia!

A Blitz il gatto nero dice sempre: „Blitz, vieni qua che ti racconto una storia. Perché tu diventerai Santo. Hai 7 peli bianchi e tra un pò ti crescono le ali, e volerai Via. Non volare via. Non lasciarmi sola. Vengo anche io con. Te!“. „Inka vieni qua….vieni qua che ti spiego io come si fa a morire“. Che dietro queste parole ho la sensazione che sia affacciata sulla finestra del nuovo mondo…che in questa solitudine si è spalancata di colpo.

E allora forse un desiderio ce lo ho anche io, forse una preghiera.

Che tu viva ancora, un pochino, per poteri portare fuori a mangiare.

Per poterti portare in quel giardino nostro, dove sei uscita l‘ultima volta. Fine febbraio. E ti ho messo sulla sedia col plaid davanti al recinto dove ci son tre oche…che tu chiami cretine .e una la chiami per nome Helmut. Come lo zio…in Germania, quello della campagna russa…e mi fa ridere… Vorrei portarti ancora lì e vedere te di schiena e in sottofondo le oche e Helmut, che liberamente svolazza, starnazza e scagazza.

Si sono intesificate i contatti con i miei fratelli soprattutto. Uno a Lipisa e uno a Maranello. Ci sentiamo tutti i giorni. Anche parenti in Germania, preoccupati per la nostra situazione ed è bello avere un appuntamento settimanale con loro. Li sento vicini. Usiamo whatsapp, skype e zoom…e il 2 aprile abbiamo in agenda una festa di compleanno. La mia amica collega e sorella Cekkina compie gli anni e ci invita alla sua festa. In 5 siamo, con relative famiglie.

Tema baffetti e cappello. Bene mentre io mi metto un cappellino di lana con le corna con scritto Irland Fabio si mette il cappello dell’Alpino. Ci incontriamo tutti via skype con relative famiglie, baffetti e cappellini e cominciamo a brindare, a scherzare ridere…beviamo e mangiamo ognuno il suo aperitivo….insieme… Minchia io e Fabio abbiamo già bevuto 1 litro. Ridiamo e scherziamo e quando la festa finisce…spengo il computer, ma ho la sensazione che siano appena usciti dalla porta di casa…gli abbracci non mi sono mancati…sarà forse il vino????!??!?

Prima di andare a letto ricevo sul nostro gruppo chat un messaggio da Cekkina: Siete la mia benedizione. Erano anni che non mi divertivo soì tanto al mio compleanno!