Nel posto giusto

Chiara Brunetti

Mi sconvolge pensare di essere immersa in un disastro mondiale. Quindi non si parla del mio orto o del tuo, bensì si parla di tutto il mondo. Sento le mie amiche in questi giorni dirmi di essere annoiate, essere stanche di non poter uscire di casa e avere paura di essersi fermate. E io mi domando quando toccherà a me. Cosa deve succedere perché io mi fermi? So che può sembrare un discorso molto egocentrico ed egoistico ma io in questo periodo in cui il mondo è fermo mi sento invece il triplo in movimento. La mia quotidianità è variata molto. Vivo con la certezza da parte dei medici che i pazienti che sto trattando siano tutti negativizzati e quindi sicuri, ma tutti sanno che la reale sicurezza non esiste, e infatti proprio pochi giorni fa una nostra paziente falsa negativa ha avuto prima la febbre e poi la diagnosi di Covit 19 positivo. Bene, l’avevo trattata fino al giorno prima con la sola mascherina chirurgica come da indicazione dell’OMS.
Quindi questa è la situazione. Viviamo in tranquillità ma in continua attenzione. A me sembra di stare bene ma tutte le sere o quasi ho mal di testa e crollo alle 21 massimo 22 di sera, forse il mio corpo mi sta dicendo che in realtà così bene non sto. O comunque che vorrebbe anche lui fermarsi e prendere fiato. Il mio corpo vorrebbe oziare a letto fino ad annoiarsi, vorrebbe prendere il sole così tanto da far penetrare la vitamina D dentro a tutte le ossa, vorrebbe avere i cambi al braccio per il troppo reggere il cellulare per le video chiamate con le amiche. Il mio corpo vorrebbe non sentirsi continuamente un corpo contagioso e contagiato.
Ma quando sono meno stanca, come oggi, visto che ieri sono crollata alle 21 e ho dormito 10 ore, mi rendo conto di quanto sia importante il mio lavoro, oggi più che mai. Ho diverse pazienti, di cui due molto giovani che si sono ammalate proprio ora, ora, dove gli ospedali non sono luogo sicuro per loro, ora dove gli infermieri sono giustamente stanchi ed esauriti, ora dove il personale OSS è sotto numero per le malattie e ora dove i parenti non possono entrare in struttura e stare con i loro genitori, figli, fratelli. Ora si che il mio ruolo è utile. Ora si che il mio sorriso ed il mio entusiasmo che ho sempre avuto vedo essere al posto giusto. Allora mi alzo la mattina, alle 6 e alle 5, a seconda del turno, mi vesto, faccio colazione e vado. E si…come non ci vorrei andare al lavoro mi ripeto mentre esco di casa ed il mondo dorme, e sembra sia tutto giusto, sembra normale non vedere macchine in strada o gente per strada. Ma poi in realtà mi accorgo di essere nel posto giusto appena varco la porta delle stanze dei miei pazienti.
Sono fortuna perché nonostante la mia quotidianità sia variata posso uscire di casa, perché prima ho parlato delle necessità del mio corpo, necessita di riposo, ma non ho menzionato la necessità del mio cervello. Più di 7 al massimo 10 giorni in casa il mio cervello non resiste, impazzirei, sicuramente farei 1000 quadri, guarderei serie Netflix, cucinerei, leggerei, parlerei con amiche, ma poi? Quindi è giusto così, io sono nel posto giusto. Sono dove posso essere utile, insomma il mio sorriso ha trovato uno scopo ora più che mai. Perché anche se il sorriso è sotto la mascherina, lo si vede bene e arriva al cuore dei pazienti.
Ho capito che in questa situazione sopravvive chi è in grado di modellarsi e cambiare le proprie abitudini il prima possibile e possibilmente con un briciolo di entusiasmo. Io non sono bravissima, mi sono sempre definita “autistica ”utilizzando scorrettamente il termine, ma ho sempre avuto bisogno di tempo per accettare i cambiamenti. Mi sono accorta però che dopo questi giorni di assestamento per me necessari riesco ad accettare bene la situazione, farla mia e trarne il meglio. Questo mi sta facendo campare bene. Molti miei colleghi vivono questi giorni nella speranza che tutto torni come prima. Ma non sarà mai più come prima. Gli rispondo di non pensarci e di andare avanti sapendo che le cose cono così ora e lo saranno per un po’ e poi chissà come si evolveranno in futuro. Questa cosa in realtà mi fa stare meglio.
In modo egoistico mi rassicura pensare che sia un problema mondiale. Che in spagna, portogallo, stati uniti … stiamo tutti vivendo questa situazione, stiamo tutti facendo grandi sacrifici, che siano nello stare a casa o nell’andare a lavorare. Mi fa sentire uniti, un unico mondo.
Ho paura? Me lo sono domandata spesso. Al momento no. Almeno non per me. Ho paura per la mia famiglia, per mia madre e mio padre, per loro ho paura, ma questo per quanto mi riguarda non è affatto una novità. Io sono da sempre in pensiero per loro e sono molto protettiva.
Mi innervosiscono le mie amiche che scrivono nella chat di gruppo che si sentono sole e soffrono nel non poter abbracciare amici e parenti. Mi arrabbio, non so ancora bene il motivo più profondo, dovrò andare sicuramente indagare. Ma uno sforzo è da fare. Lo dobbiamo fare tutti, bisogna prendere la situazione in mano, mangiarsela questa situazione, mangiare questo corona virus e poi cagarlo nel wc.