Mai ferma

Barbara Piovella

Il 23 febbraio alla notizia “chiudiamo le scuole per una settimana, tutti a casa” la mia personcina, solitamente iperattiva si è sentita sollevata. Si l’ammetto, erano un paio di mesi che lavoravo senza sosta, we compresi – ero piena di lezioni e avevo anche appena accettato un nuovo lavoro, che, sommato ad alcune fortuite repliche primaverili del mio spettacolo, finalmente avrebbe portato in pari il mio personale saldo economico, entrate uguale uscite – E ritrovarmi improvvisamente bloccata, a riposo forzato, mi ha fatto tirare un profondo sospiro di sollievo. Finalmente ferma.

Ero tra l’altro reduce da un piccolo incidente al ginocchio, qualche giorno prima un’auto mi aveva tagliato la strada mentre ero in bici. Avevo appoggiato male la gamba per terra. E così al posto del ginocchio ora mi ritrovavo…un melone…ecco sì, tutto a posto, grazie a quella pausa avrei avuto il tempo di riprendermi. E così mi sono sentita serena, autorizzata a fermarmi, obbligata a restare in casa per prendermi del tempo per recuperare,…ma sì dài, che fortuna. Una settimana, che lusso! Avrei poi avuto il tempo, di recuperare il lavoro perso.

Ma da quel 23 febbraio ne sono passate più di sette di settimane, settimane di un viaggio surreale.
Sì, pur relegata ai 46mq di casa mia, mi sono sentita in viaggio. Ho viaggiato, tra mille pensieri, mille stati d’animo, in un tempo senza tempo.

I primi giorni il mio ginocchio ha catalizzato tutta la mia attenzione, tesa com’ero a risolvere IL problema. Quindi: postazione divano, televisione e cellulare a portata di mano (unica parte del corpo sempre attiva) e poi giù di ghiaccio, pomate, antifiammatori, impacchi di argilla e gamba tassativamente sollevata al di sopra del cuore (cioè restare sdraiata…sempre!). Questa la mia missione.

Poi la situazione è cambiata, chiusura totale. Per tutti. E mi sono detta, che a me la solitudine non ha mai spaventato perchè sono una persona che a volte ama stare da sola, che ero già abituata a lavorare, a casa senza vedere né parlare con nessuno per giornate intere. E poi vabbè, eravamo tutti costretti a stare in casa, no?!

Sì, era così per tutti.
Sì ma c’era il fatto che si cominciava a dire che no, non si trattava solo di un’influenza
sì ma con il passare dei giorni c’era che il silenzio fuori di casa che si era fatto ‘assordante’
sì ma c’era che in strada si continuavano a sentire solo le sirene delle ambulanze
si ma c’era comunque una situazione sanitaria da salvaguardare
sì ma c’era l’emergere del problema di non dover intasare le terapie intensive
sì ma c’erano i primi numeri, i positivi, contagiati, i morti
beh sì c’erano anche i primi morti
sì ma c’erano le zone rosse, ma siamo in Lombardia. Di cosa avere paura? Eccellenza in tutto!
sì ma c’erano le opinioni di virologi, immunologhi, ricercatori autorevoli da seguire e interpretare
sì ma c’erano le persone che morivano sole, senza il conforto di un familiare
sì ma c’era il confronto prima con gli amici più vicini e poi con quelli che non senti mai se non alle feste comandate, perchè si sa in questo nostro tempo, non c’è mai tempo e bisogna sempre correre
sì ma c’era che ci stavano chiudendo tutti in casa, prima fino a questa data, poi fino a quell’altra…ma come, non era solo poco più che un’influenza?! Ma un momento, cosa sta succedendo succedendo?! Ehi, voi della Regione Lombardia! Chiusi fino a quando? E a Pasqua? potremo uscire per Pasqua?

Intanto il ginocchio migliorava, poco ma migliorava, e così mi sono spostata in poltrona, e seduta finalmente ho cominciato a poter accedere al computer. Santo subito, il computer, se solo fosse possibile! E in poco tempo mi è stato chiaro che lui, il computer avrebbe preso la guida della mia vita, sarebbe diventato lui il mio personale Caronte di questo strano viaggio. Mi avrebbe traghettato, non so bene verso dove ma almeno c’era e non era poco.
Il computer… per cercare l’aggiornamento dell’aggiornamento della notizia,
Il computer…per provare a capire come stessero gli altri,
Il computer…per attivare le varie piattaforme per connettersi con gli amici, che come me cercavano di restare in contatto via skype, zoom, meeting, hangouts eccetera eccetera,
Il computer…per inviare ai miei studenti video saluti o mini lezioni (che loro sono proprio piccoli, i miei studenti, e un mini video è l’unica cosa che puoi fare per restare in contatto)
Il computer…perchè sei al sicuro nella tua bella casina ma le domande sono mille, e allora cerchi di capire cosa sta succedendo ai più deboli, gli ammalati cronici, gli anziani, i disabili gravi, le donne tenute sotto scacco da uomini violenti, a chi una casa non ce l’ha, alle persone in difficoltà, i carcerati, i migranti anche oggi in balia del mare, a chi si è ammalato ed ora è in ospedale, da solo, o ai suoi familiari che non lo possono neanche confortare, e i bambini che non possono neanche uscire di casa, cavoli i miei bambini eccetera eccetera
Il computer…perchè chiusa in casa da sola e impossibilitata a muoverti, la spesa la dovrai pur fare in qualche modo, no?
e poi il computer…perchè non vorrai mica annoiarti e allora guarda che in streaming hai tutto gratuito videoteche, musico-teche, teatro-teche, cinema-teche, cartoni-teche eccetera eccetera

E poi il computer per i webinar e i tutorial su come restare in forma, come imparare a meditare o a costruire uno strumento musicale medievale, o per imparare l’aramaico in 20 lezioni, Ma anche su: ‘come impostare una vita armoniosa’ o su ‘come impiegare la tua nuova giornata’, o come affrontare problematiche pratiche diventate ormai fondamentali- eh sì non vorrai non sapere come produrre disinfettanti o cucire mascherine in casa, o risolvere l’annosissimo problema di doverti togliere lo smalto semipermante e non sapere come fare (sì vabbè, io lo smalto neanche lo metto, ma potrebbe sempre tornare utile, no!?).

Ma io lo devo dire, sì lo devo dire, lo devo dire…io odio stare seduta, odio passare ore e ore al computer, cavoli sono un’iperattiva io, a me piace scorazzare in bicicletta per la città, andare a teatro o al cinema una sera sì e una no, uscire a cena e chiaccherare e ridere con gli amici, rotolare per terra e farmi abbracciare dai miei studenti bambini, viaggiare, ballare e fare teatro che per me non è solo un lavoro ma è il mio modo di stare nel mondo, è vivere il mondo, io devo muovermi! E invece? Sono bloccata, in casa, straiata o al massimo seduta. Neanche le pulizie di primavera in casa posso fare. Uffa.

E poi in queste 7 settimane ho assistito all’entrata in campo anche delle innumerevoli dimensioni che mi abitano. Ognuna ha cercato a turno di prendersi uno spazio, ha sgomitato furibonda e appena ne ha avuto l’occasione ha cercato di affermarsi sulle altre, o meglio ci è riuscita fino a quando la successiva non ha preso il sopravvento. E abbandonata l’iperattiva, per causa forza maggiore, è subentrata la dimensione della pigrizia (cioè l’importante era riposare perchè il mio ginocchio guarisse) che però non ha retto alla prova del tempo e della realtà ed è stata scalzata da quella preoccupata (vediamo come evolve il problema contagio, cosa succede nel mondo e come stanno gli altri), che poi ha lasciato posto alla fatalista (posso essere io a controllare gli eventi?) e alla depressa (beh, ho perso tutti i lavori: piano A affondato, piano B affondato, e piano C affondato…quasi quasi oggi neanche mi alzo dal letto).

In queste settimane ho anche sperimentato i famosi ‘mille modi di stare sdraiata sul divano’, compreso lo spostamento dello stesso in tre, dico ben tre diverse posizioni nel mio soggiorno di soli 20mq. E dopo aver esplorate le innumerevoli possibilità di di occupare una poltrona. sono oggi approdata finalmente alla sedia, anche perchè la mia schiena mi ha gentilmente fatto capire che non ne poteva veramente più. E così, oggi passo gran parte del tempo seduta. All’inizio seduta allo scrittoio in camera da letto, prontamente abbandonato perchè collocato in un angolo buio e un po’ deprimente. Mi sono quindi spostata in soggiorno. Alle spalle la cucina e di fronte lo sguardo che si perde tra le piante dei miei balcomi e il cielo. Sì sono fortunata perchè abito ad un piano alto. La mia casa è piccola ma accogliente e luminosa. E poi vanto ben due balconi grandi e un terrazzino che in questi giorni mi danno l’illusione che sì, in fondo un po’ fuori di casa ci posso stare, io. E non mi fermo mica qui. Perchè ora aspetto con ansia lo stabilizzarsi del bel tempo per ‘traslocare’ in terrazzo. E da lì sì che il vicino che fuma lo controllo meglio!

Insomma di questo periodo potrò certamente dire di essere stata in viaggio. Tra nuove scoperte e gli innumerevoli nuovi modi di abitare la mia casa. Non so come finirà ma di certo non potrò dire di essermi fermata. E per un’iperattiva non è niente male.