Io metto la sveglia

Lorenzo Sartori

Io metto la sveglia. La metto un sacco di volte nella giornata, non l’ho mai messa tanto. Le mie due stanze, pure ariose, pure benedette da un balcone ciascuna, sempre quelle due stanze sono. Diventa tutto uguale e non mi accorgo delle ore. Anche il cibo ha meno sapore, anche il sonno è più esile e corto. I giorni non sono brutti eh, ma si assomigliano. Per esempio fra due giorni è Pasqua, pensa tu.

Io metto la sveglia per non perdere gli appuntamenti. E la metto anche per uscire da un appuntamento in tempo e con grazia, e immettermi nell’appuntamento successivo, sempre sullo stesso schermo. Non è per lamentarmi, anzi! caragrazia che ho gli appuntamenti e mille cose vive in mano… ma questa leggenda urbana che (in cambio) abbiamo tutto il tempo… ma dove?? Non mi lamento, grazie che esisti sveglia, ricordatrice di cose per tempo. Sarei più portato, potendo, ad allinearmi con temporalità ampie, tipo le stagioni, no? Tipo che dalle ultime propaggini dell’inverno siamo in piena primavera e questo me lo sento addosso pure fra le quattro mura o otto che siano. Sui due balconi.

Stamattina poi, mattina di spesa, il lungomare di corso Lodi, cioè la ciclabilepedonabile fra le due carreggiate, aveva tutti i biancospini in fiore! Gioia per il cuore. Ho avuto anche la fortuna di gustarli doppio, perché mi sono accorto che l’ortolano non mi aveva dato il resto e sono tornato indietro a prenderlo. Mentre ricamminavo mi venivano nella testa le facce degli amici più intransigenti, i censori, i timorati dei provvedimenti, e anche sbiadite facce di sbirri di fantasia che mi accusavano di fare cosa proibita. Non credo infatti che sia legalmente permesso di tornare indietro a prendere il resto. Queste facce, le loro accuse, mi vengono anche in casa. Mi accusano quando sogno fughe e scappatoie. Mi accusano quando obbedisco un po’ alla buona, travestendomi da cowboy per uscire a far la spesa. Lo dico qui in confidenza: io una mascherina in casa ce l’avrei. È quella che metto per le Grandi Opere e in particolare per fare la polvere una volta ogni qualche mese. È buona per fermare la polvere, ma per i frammenti di RNA non è più efficace del fazzoletto da cowboy e allora preferisco quello, anche se le facce mi si affacciano.

Ho questi dibattiti mentali, in aggiunta a quelli di persona, cioè non di persona naturalmente, ormai ci stiamo abituando al medium, così come quando diciamo che ci sono venuti addosso e ci identifichiamo con l’auto come se fosse il nostro corpo. Ho questi dibattiti mentali non solo con il diavoletto e l’angioletto dei cartoni animati, ma anche rimuginii assortiti, assortiti ma pur sempre intorno al tema dei temi del pensare odierno. Per esempio l’unica sveglia che non metto è quella del mattino. L’ho già detto che il sonno si è accorciato, mi sveglio prima dell’alba e mi viene da rimuginare, a volte anche con qualche bella ispirazione che vien fuori (grazie!), ma svegliarmi fresco di un bel sonno, senza aver sognato gente su zoom, preferirei.

Ora scrivendo mi era venuta in mente una cosa da ricordarmi ma non ho potuto mettere la sveglia perché la sveglia era già impostata per l’appuntamento con Ayman, e la sveglia del mio nokia sveglia una volta per volta, non posso metterne mille come voi umani e così mi sono dimenticato quello che volevo ricordarmi. Però c’è una cosa che m’impegno a ricordarmi senza sveglia e anche a ricordarla ai reclusi più sofferenti: i quasi trent’anni di prigionia di Nelson Mandela, da cui uscì con lo spirito intatto o, forse, toccato in altri modi e meraviglioso: ricordarlo per non commettere il peccato mortale d’insultare mai il mio tempo della mia vita. Ecco, suona la sveglia: è ora d’incontrare Ayman e lavorare assieme alla sua tesina per l’esame di terza media.